Siamo state assunte come infermiere all’Ospedale dei Peluche per poter scrivere un buon pezzo su di esso. Ci hanno accompagnati a fare il giro dell’ospedale i signori Ferocina VII P., una tigre di pezza, Lupetto S., un lupo di pezza, e Bernardo de Canis, un San Bernardo di pezza.

La signorina Ferocina ci ha raccontato perché lavora in ospedale: in un brutto incidente, anni fa, rischiò di perdere una zampa e l’occhio destro, ma per fortuna la ricucirono in tempo.  

Per questo fa il medico: per aiutare altri pupazzi come lei a salvarsi. Il signor Bernardo invece stasera subirà un’operazione.

Ora, vi chiederete, il covid ha raggiunto anche i pupazzi?  Abbiamo la risposta: è NO.

Nell’Ospedale sono stati effettuati tamponi e sono risultati tutti negativi. Inoltre nessun pupazzo ha mai avuto nessuna malattia: gli unici motivi per cui è stato creato l’Ospedale dei Peluche sono per ricucire i pupazzi contusi e, eventualmente, dargli un temporaneo alloggio.

Lulù Lukas è la paziente che abbiamo assistito. La diagnosi era uno strappo sul ventre e lieve fuoriuscita di cotone. Abbiamo dovuto inserire del nuovo cotone e ricucire lo strappo.

L’operazione è stata svolta con successo!  Ora Lulù sta bene ed è a casa con la sua padroncina (“Che sono io! Giada!”. “Ok, Giada, ora per favore finiamo.” “Uffa Sara!” “Ehi, ridammi la penna!” “NO!” “Giada, per favore…” “NOOOOOOOOOOO!!!” “GIADAAAAAA!!!” “Te la ridarò dopo averci scritto sopra il mio nome.” “NO! Ridammela subito! Ora! IMMEDIATAMENTE!” “NOOOOOO!”).

Ok, ora che Giada mi ha ridato la penna possiamo dirvi (“Sara, quella penna è MIA!” “Non è vero! Ora calmati e lasciami finire!”) che quell’ospedale è molto efficiente.

Grazie a tutti (Giada, lasciami in pace!) e buona giornata/serata/notte/domenica.

Sara e Giada

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